Buongiorno a tutti, vorrei il vostro parere su qualcosa che è solo correlato a DW.

Buongiorno a tutti, vorrei il vostro parere su qualcosa che è solo correlato a DW.

Buongiorno a tutti, vorrei il vostro parere su qualcosa che è solo correlato a DW. Ho già parlato dell’ambientazione che sto scrivendo, tardo medievale/rinascimentale, in cui l’unica razza è quella umana. Volendo caratterizzare però gli umani, ho pensato di far scegliere ai giocatori delle peculiarità a seconda della provenienza continentale, poichè sia per tradizioni che per aspetto un europeo era molto diverso da un orientale, da un africano o da un nativo americano. Mi è stato detto che questa divisione poteva sembrare razzista. Le peculiarità comunque non parlano di razza, ma di tradizioni e culture differenti. Pensate che esista veramente questo problema? Grazie!

15 pensieri riguardo “Buongiorno a tutti, vorrei il vostro parere su qualcosa che è solo correlato a DW.”

  1. Uh.

    Allora, dico la mia.

    Le differenze esistono, sia fisicamente che culturalmente.

    Poi dipende da come le si utilizza in gioco.

    Usarle per denigrare un popolo o una cultura (religione,…) è razzista.

    Usarle per rappresentare la diversità, o anche per affrontare in modo maturo e serio le situazioni di razzismo, secondo me non è razzista.

    È più razzista voler appiattire tutto come se dovessimo essere tutti uguali.

    Però è il mio modo di vederla, dovresti parlarne col tuo gruppo o cmq con chi è il target della tua ambientazione, per vedere che tipo di sensibilità possa avere sulla cosa.

  2. Io non ci vedo niente di razzista nell’elencare le differenze scientificamente e antropologicamente provate di differenti gruppi etnici. Ma io sono la morte del buonismo, forse non faccio testo.

    La domanda che dovresti farti è: questa cosa è necessaria al mio gioco o lo arricchisce in qualche modo effettivo e non solo di colore? (scusate il gioco di parole)

    In DW il Barbaro ha la mossa razziale secondo me più bella e aiuta a portare in gioco la sua diversità, vista come un valore aggiunto del personaggio (ha qualcosa da raccontare), e non come un bonus/malus.

    Se nella tua idea c’è qualcosa del genere, non mi preoccuperei; se intendevi dare -1 Intelligenza e +1 Forza agli africani, prima ancora di essere additato come razzista ti dico che stai per fare un lavoro quasi inutile.

  3. Personalmente permetterei ai personaggi di appartenere a minoranze. In altre parole, farei dipendere le peculiarita’ esclusivamente dalla cultura, lasciando come scelte libere e non rigidamente correlate la provenienza e l’etnia (tra le altre cose).

    Tra l’altro queste circostanze mi sembrano molto adatte da inserire e approfondire sotto forma di domande dal GM al giocatore.

  4. In giochi come DW in cui si inventa l’ambientazione strada facendo, nazionalità e gruppi etnici non devono essere etichette e stereotipi (tanto per cominciare, non devono avere alcuna relazione con quelli del mondo reale) ma scatole vuote da riempire gradualmente di dettagli e diversità.

    Se si decide all’inizio che ci sono degli pseudoeuropei con esotiche minoranze di pseudonegri, pseudocinesi eccetera si è già finito male prima di cominciare, mentre se per esempio un giocatore improvvisa che dopo accurata perquisizione il personaggio ha ancora un coltellino pieghevole nascosto in una tasca all’interno della cintura “perchè da dove vengo io tutti mangiiano, e si offrono a vicenda, pane e salame di ippogrifo a qualsiasi ora e quindi giriamo attrezzati”, stabilendo che gli ippogrifi sono comuni e prelibati e che si possono allevare o cacciare è il modo giusto di giocare.

  5. Non sono un esperto, ma come sceneggiatore ho studiato un po’ le questioni (fosse anche solo per non fare figure di palta io come autore, eh).

    L’entry-level è “evita gli stereotipi di culture reali”. Non dare bonus al commercio agli ebrei, o bonus alla musica agli afroamericani, o bonus alla matematica ai cinesi. Sì, vale anche per “gli ebrei spaziali”, per i “neri fantasy” e per “i cinesi del lontano passato”.

    Alcune idee che considererei io:

    – creare culture fittizie che NON abbiano dirette controparti. Gli uomini del Nord in Game of Thrones sono testardi, e c’è la città degli schiavi nel deserto, ma NON sono “i norreni” o “gli arabi” (quelli sono i Fremen di Dune 😛 ).

    – chiarire che i bonus sono CULTURALI, non su base etnica. E’ un po’ il problema della fantasy alla Tolkien e, anche peggio, dei suoi emuli: ci sono “razze buone” e “razze cattive”… che è un concetto un po’ razzista di fondo. :/

    – Di conseguenza, usare terminologia appropriata. “In questo gioco non ci sono razze. Invece, ogni Classe ha un bonus diverso a seconda della regione di provenienza del personaggio.” Chiaro ed esplicito.

    Poi si possono mettere delle descrizioni generiche delle culture, che vangano per tutte le Classi, di che stereotipi culturali hanno o meno le varie zone. A memoria, GURPS Fantasy era abbastanza avanti, specie per l’epoca, mettendo pregi e difetti tipici di ogni popolo.

    – non associare caratteristiche etniche e culturali 1:1. Cioè, non c’è “la regione dei neri che sono così, che confinano con i bianchi che sono cosà, e qui invece ci stanno gli orientali che…”

    Descrivi con sfumature: i popoli non sono mai stati impermeabili (per non andare lontano da casa l’Italia è stata invasa militarmente o visitata pacificamente da CHIUNQUE, da noi convivono colori di pelle, occhi, capelli di tutte le gradazioni).

    Ci sono regioni che hanno la cultura X e sono abitati da persone in larga maggioranza con la pelle così, i capelli cosà, alti più o meno tot, ecc.

  6. Grazie per le risposte. Chiarisco subito che non si tratta di bonus alle caratteristiche e non si parla di “neri”, “pellerossa” ecc, ma di culture differenti. L’ambientazione di cui parlo non ha razze perché di base si parte dal XIV secolo d.C., nel nostro mondo. Poi ci sono delle situazioni che permettono di giocare una razza inventata a piacere, ma di base siamo tutti umani. Si tratterebbe comunque di peculiarità derivanti dal vivere in determinate situazioni. Ad esempio un asiatico potrebbe essere portato per la vita ascetica o la strategia militare visto che la tradizione e la cultura sinogiapponese o indiana portano molti esempi di esperti nel settore. Un europeo potrebbe aver visto molte innovazioni tecniche e quindi essere avvezzo all’utilizzo di marchingegni… Si parla sempre di caratteristiche legate all’interpretazione.

  7. Innanzitutto credo sarebbe Como se avessi qualche esempio di questi “archetipi culturali”, hai già qualcosa in forma di regole o è solo una idea per ora?

    Poi avrei una proposta stupida: se invece dei bonus “culturali” mettessi dei “background”? Tipo, uno è particolarmente portato per la strategia militare, poi lui spiega che è di origini indiane.

    Anche perché un conto sono i “trend” di una certa popolazione, ma a livello di singolo individuo puoi trovare di tutto. Magari in India c’erano mediamente più militari, ma questo non dice nulla sul singolo individuo, no?

  8. per ora sono idee che vogliamo sviluppare. Gli esempi sono quelli del mio ultimo post, legati a qualcosa che possa essere tradizionalmente associabile ad una provenienza geografica. E’ chiaro che andando a prendere il singolo individuo si perde qualsiasi peculiarità generica. Da manuale base, un druido umano è legato agli animali da fattoria come un chierico nano alla pietra. Ma se da background un giocatore dicesse che il suo druido umano è nato e cresciuto nella giungla? O se il chierico ha vissuto tra gli umani o mezzuomini?

  9. Sarebbe interessantissimo costruirci sopra il mondo.

    Perché è cresciuto tra i mezzuomini?

    È cosa normale in questo mondo?

    In questo mondo (o parte di mondo) ci sono grosse giungle? Ci sono druidi che ci abitano? Cos’altro ci abita?

  10. Mamma mia, a volte mi stupisco di quanto facilmente problemi reali (il razzismo) possano essere ingigantiti in contesti che tutto sommato sono giocosi. Non voglio tirare fuori discorsi chilometrici, comunque: in breve, “io non sono razzista, ma…” (come direbbe il buon Willie Pejote). Ovvero, nei giochi (da tavolo, o GdR), sopporto tranquillamente delle semplificazioni (culturali o regionali), che con pennellate grezze mi aiutino a definire alcuni tratti comuni. Non mi sono mai arrabbiato se un gioco di guerra dà alle truppe italiane un bonus di eroismo nelle situazioni estreme, e una disorganizzazione generale nelle abilità di tutti i giorni. Tutti gli italiani sono così? No di sicuro, ma in un gioco da tavolo di guerra in cui devi dare una manciata di abilità alle truppe, ci può stare eccome.

    Tutti gli halfling sono fortunati e festaioli? Probabilmente no, ma se devi identificare due o tre tratti che vengono fuori spesso e che devi piazzare su una scheda di un GdR, probabilmente sceglierai quelli.

    Tutti i Dotraki sanno cavalcare e intimidire? Forse non tutti, ma… Vabbè, è chiaro. Se poi qualcuno si risente facilmente, puoi certamente dire che non è l’essere dotraki o halfling che dà quei tratti, ma l’essere vissuto per una buona parte della vita in quella cultura, avendone assimilate le “tradizioni comuni”.

    PS: anche se non parliamo di “elfi oscuri”, nulla dovrebbe fermarti nel descrivere i tuoi biondissimi tizi del nord con abilità a risico del fantasy d&desco quali “-1 alle azioni mentre sono all’aperto sotto il sole o in presenza di luci forti”.

  11. Andrea: dipende anche dagli stereotipi, se sono abusati (o usati nella realtà da altri con intento offensivo) è più facile che siano offensivi nel gioco (o in altro tipo di fiction).

    Poi, in un gioco da tavolo con mille anonime pedine non c’è un attaccamento emotivo al personaggio, la fiction è irrilevante, e quindi c’è meno contenuto emotivo.

    Un PG di un GdR è un essere umano, è il protagonista di una storia… Rappresenta un’idea di come percepiamo gli altri esseri umani in modo molto più ravvicinato rispetto a una pedina.

  12. Condivido i concetti degli ultimi due post. Anche per me le regole di un gioco sono solo una schematizzazione che serve per rendere un concetto generale e perdono valore nello specifico, ma è pur vero che io sto ambientando il mio gioco nella nostra realtà. E se qualcosa offende nella realtà, potrebbe farlo anche nella finzione. Avevo un primo timore per quanto riguarda la religione, perché in questo modo si potrebbe avere un chierico di Dio, Allah, Manitou o altra divinità di cui esiste un culto reale. Poi questa storia del razzismo mi ha proprio bloccato.

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