Giocare prima di giocare
Prendendo spunto da un’altra discussione (circa i legami) riflettevo sul fatto che un concetto difficile da far attecchire nella mente dei giocatori sia quello del non definire troppo prima ancora di giocare.
Un mio amico a tal proposito mi ha detto “anni e anni di x&y ci hanno rovinati!”.
Ho avuto un giocatore che tendeva praticamente a giocare tra una sessione e l’altra e poi al tavolo di gioco non era mai realmente presente (anzi). Nel tempo prima della sessione successiva, lui pensava a cosa avrebbe fatto ma inevitabilmente si scontrava con l’imprevedibilità della fiction di gioco al momento che si sedeva al tavolo, e rimaneva frustrato da questo.
Più volte ho provato a parlare con il giocatore in questione, lui mi dava anche ragione, ma diceva che se non definiva tutto del pg dall’inizio in fase di creazione (tralasciando il fatto di pensare alle giocate in anticipo) non sapeva giocarlo/interpretarlo (actor’s studio?!).
Ho provato a spiegargli che questo non faceva altro che diminuire il suo divertimento (e anche quello altrui, ad un certo punto per molti la cosa è cambiata in: “se viene lui, io non vengo a giocare”).
L’ultima volta addirittura si presentò con il pg già creato e mi passò un foglio dove aveva scritto addirittura Il suo background!
Riconosco che questo è un caso limite, che raggiunge l’assurdo, ma riscontro questo atteggiamento anche in altri giocatori, anche se ad un grado notevolmente inferiore.
Come se questa parte del gioco non fosse una regola (perché è_una regola, che se rispettata garantisce il corretto svolgimento del gioco, ovvero _ci si diverte), quando invece è esattamente sullo stesso piano dell’incremento del bonus al tiro per colpire con l’aumento di livello, al fatto che si tiri un certo tipo di dado o che ci siano delle classi in altri giochi.
Ecco, l’ho detto.
Ci sono state polemiche anni fa (e continuano tuttora), perché altre persone (tra cui io) avevano notato fenomeni simili. Di persone talmente attaccate a vecchie procedure consolidate che si rifiutavano di fare il più piccolo cambiamento, ostacolavano le partite (anche inconsapevolmente).
Ci sono saltati un pò di gruppi di gioco, e io mettevo molto in guardia sul come approcciare certi “problemi”.
Penso che la migliore sessione che abbia avuto da questo punto di vista, sia stata una volta che giocammo a world of dungeons.
Fu una cosa improvvisata con altri due giocatori, ultimi ospiti/superstiti di una serata a casa mia non di stampo ludico.
Nessuno aveva la benché minima aspettativa (io che facevi il gm pensavo che avremmo smesso dopo dieci minuti), ed invece improvvisando tutto e prendendo la cosa alla leggera, oserei dire “sottovalutandola” quasi, uscì una giocata memorabile.
Benché inizialmente l’avessimo presa sul goliardico, seguendo i risultati delle
Mosse, le risposte & domande, cominciò a delinearsi a nostra insaputa qualcosa di interessante, per non dire di bello e appagante.
Dopo quindici minuti di gioco ci rendemmo conti che eravamo
Molto presi da ciò ce stavamo facendo e stavamo realmente applicando l’ideale playing to find out e farlo non ci costava alcuno sforzo, era tutto divertimento.
(Magari poi posterò un actual play, se non mi prende la pigrizia!).
Daniele Di Rubbo, link al tuo articolo sul background, presto!
Lenny Pacelli capisco il tuo problema, anche se a me non è mai capitato di avere giocatori che si spingessero fino a quel livello. Tuttavia di aspiranti attori/scrittori ne ho trovati parecchi (ci ho parlato, più che altro) e quindi immagino che esistano nei gruppi altrui.
L’articolo al quale Alberto Muti si riferisce è questo: http://evilcarrionetteshoppe.wordpress.com/2012/06/09/sul-senso-di-giocare-come-viene/, anche se dubito che basti leggerlo per capire come cambiare il proprio approccio totalizzante al gioco di ruolo. Se fosse così sarebbe davvero bello.
Per la cronaca, mi è capitato di avere a che fare con giocatori che non sapessero improvvisare personaggi: si trattava di una specie di blocco psicologico (che poi non era vero, perché quando facevano da GM erano costretti a farlo). Però, per dire, già con la scheda di Non Cedere al Sonno non avevano alcun problema; al massimo erano un po’ più legnosi del giocatore medio, ma nulla di che.
Lenny Pacelli : come dice Simone Micucci , sono volate parole molto grosse, già solo 3-4 anni fa, per aver OSATO dire questa cosa in ambienti meno “protetti” e “moderni”… ^^;
E… niente, solo “considerazioni da veterano”.
Mattia, torna davanti al caminetto, che ti vengono i reumatismi! 😛
Anche io quando ho iniziato a giocare ho avuto difficoltà a capire cosa volesse dire “giocare per esplorare il personaggio”, mi sembrava strano avere un pg di cui non sapessi niente, e per cui non avrei potuto fare piani. L’ho capito un po’ alla volta (sempre che si possa dire che io l’abbia effettivamente capito). Ci sono giochi in cui è più facile e giochi in cui è meno facile.
E comunque, è un problema che viene dall’abitudine di giocare certi gdr, un giocatore “niubbo” non li ha (e questo è uno dei motivi per cui solitamente si dice che è meglio avere al tavolo un giocatore che non ha mai giocato di ruolo, piuttosto che uno che viene da 15 anni di dnd)
Patrick Marchiodi infatti ultimamente ho notato che giocatori totalmente estranei ai gdr o che al massimo hanno giocato a d&d quando avevano una decina di anni, riescono a giocare decisamente meglio di altri più “navigati”.
Alla fine è una questione di abitudini, che finiscono per diventare cattive abitudini se esportate in altri contesti di gioco.
Io mi faccio un sacco di seghe mentali sui miei personaggi. Infatti ne ho circa 5 o 6 che non potrò mai giocare perché si portano addietro praticamente un mondo intero. Sono ingombranti.
Tipo Saber, diciamo.
la cosa buffa è che il giocatore del quale parlavo nel mio esempio, l’unica volta che ha fatto il Gm a Dw (che è anche la mia unica volta da giocatore) ha messo in atto un principio a metà tra il tradizionale e quello di Dw: faceva domande, si, ma in modo inappropriato.
Ad esempio, dopo avergli detto un paio di cose che mi erano venute in mente sul momento e che ritenevo utili a spiegare alcune scelte ( avevo un mago e presi un incantesimo da chierico per parlare con i morti, gli dissi che l’avevo appreso dopo una sorta di prova rituale dove ero stato richiuso in una catacomba per x tempo), il gm invece diceva cose tipo “parlami del tuo personaggio” come se desse per scontato che avessi già tutto in mente e che potessi sciorinare il mio prolisso e pluri acclamato background semplicemente schioccando le dita.
La mia risposta in questi casi era di smarrimento totale, questo mi fa pensare che alcuni giochi ti offrano gli strumenti adatti per supportarti e non lasciarti in alto mare senza salvagente, purché tu sia disposto a comprenderli ed applicarli.
Matteo Suppo : se non puoi giocarli, scrivine dei racconti (magari per praticità partendo da racconti brevi).
Se non sai da dove partire posso provare ad aiutarti a trovare un metodo.
Lenny Pacelli si, ci sono giochi che ti danno gli strumenti per giocarli adeguatamente.
Conoscere quegli strumenti è figo, a volte sono tecniche esportabili tranquillamente in altri giochi, a volte no.
Quando una tecnica (es: preparare un lungo background inalterabile) è talmente radicata in noi che non riusciamo a farne a meno…bè in alcuni giochi sarà funzionale, in altri sarà fatica sprecata…e in altri è proprio deleterio.
Dungeon World ne esce solo “molto meno divertente”, ma è ancora funzionale. Ci sono giochi dove una tecnica di quel tipo va a ostacolare altre procedure di gioco.
stavo leggendo l’articolod di Daniele Di Rubbo (che ho molto apprezzato, l’articolo non daniele :D) e mi è venuto in mente che un altro problema diffuso, che mi ha portato anche a perdere un giocatore, è quello che il master sia l’unico responsabile di ciò che accade e tu giocatore sia un mero spettatore, e se il master ti chiede qualcosa tu lo guardi come a dire “eh, non c’hai proprio voglia di fare niente, ma che ne so io!”.
Giocatori che preferiscono essere trascinati invece di essere fautori della propria storia, interpretando un ruolo attivo, in giochi come Dw…alla fine semplicemente non si divertono.
come se volessero dal master il problema ma anche la soluzione a questo.
Lenny è una tecnica di gioco anche quella. Ridurre i propri contributi al minimo e essere pronti solo a quello che ti da il GM.
Ti sono mai capitati in gioco giocatori che stanno EVIDENTEMENTE cercando una quest?
(io l’avevo notato perché alcuni giocatori facevano fare al PG quello che il primo PnG di passaggio gli chiedeva…come se fosse la storia che mi ero preparato)
Simone Micucci che sia una tecnica di gioco, è fuori discussione. Il fatto è che male si sposa con i principi di Dw, altro che giocare per saper cosa accade, il Master dovrebbe prepararsi tutto a prescindere dallla conformazione del gruppo, dalle specificità dei personaggi e gli input dei giocatori.
P.S. mi sto concentrando soltanto su Dw (e magari i PbtA per praticità e anche perché non tutte le cose dette fino ad ora vanno bene con altri giochi non-tradizionali).
Trovo sempre molto interessante vedere come nuovi giocatori (in questo caso Lenny) arrivino, da soli e basandosi su esperienze fatte giocando, alle stesse conclusioni che molti di noi conoscono da tempo. E resto sempre meravigliato dal fatto che tanta gente queste stesse conclusioni le nega a prescindere. E causa guerre.
Fanmail Lenny ^^
Patrick Marchiodi dipende molto dalle esperienze personali. E poi c’è un dato di fatto: se vai da qualunque persona a dirle che sbaglia ti poni in un modo distruttivo per qualunque comunicazione positiva. E poi ci sono anche quelli che ti chiedono se sbagliano e non sono pronti ad accettare le critiche, ma questo e un discorso completamente diverso.
Mi vien da piangere pensando a me stesso …. grazie per questi post 🙂